Oggi vi accompagnamo in un viaggio alla scoperta del mondo della birra, le varie tipologie e gli abbinamenti con il cibo
La birra è sempre stata una presenza fondamentale dagli albori della storia umana. Viene consumata da tantissimi secoli, le prime testimonianze della sua preparazione risalgono addirittura agli antichi sumeri e ad oggi viene realizzata con metodi e tecniche che vanno a definire diversi stili birrari anche a seconda del tipo di fermentazione: alta, bassa o spontanea. Ecco qui le differenze:
Birre a bassa fermentazione
Chiamate solitamente con il nome di “Lager”, le birre a bassa fermentazione sono alcune tra le più diffuse e consumate al mondo. Al mosto vengono aggiunti lieviti come il “Saccharomyces Carlsbergensis” che, lavorando a temperature comprese fra i 7 e i 13 °C, richiedono almeno 5 o 6 settimane di tempo per la completa maturazione. Vista la bassa temperatura richiesta, in passato la creazione di queste birre era possibile esclusivamente nei periodi invernali o nelle zone più fredde d’Europa. Al termine del processo i lieviti si depositano sul fondo in attesa di nuovo nutrimento. Espressione di questo stile sono le Marzen tipiche di Monaco di Baviera, le non filtrate Kellerbier e le Pils.
Generalmente (ma non sempre!) possiedono una gradazione alcolica inferiore alla birra ad alta fermentazione ed in base alla tipologia si possono servire a una temperatura tra i 4 e i 7 °C ma anche tra i 10-12 °C (le bock ad esempio). Per quanto riguarda gli abbinamenti col cibo, si sposano bene con piatti leggeri e freschi, come pesci al vapore, verdure, formaggi poco stagionati e pizze leggere.
Birre ad alta fermentazione
Conosciute anche come birre “Ale”, per la realizzazione di questa birra al mosto vengono aggiunti lieviti della famiglia “Saccharomyces Cerevisiae”: si tratta dell’universalmente noto lievito di birra che, lavorando a temperature comprese fra i 18 e i 25 °C (quindi più alte rispetto ai cugini della bassa fermentazione), riesce a concludere il processo di fermentazione in circa 3-7 giorni. Ciò che rimane dei lieviti al termine di questo ciclo risale verso la parte superiore del fermentatore arrivando a galleggiare in superficie. In questo modo nasce la classificazione per la birra ad “alta” fermentazione.
Le birre trappiste fanno parte di questa classificazione, così come le irlandesi Stout e le britanniche Indian Pale Ale (Ipa).
Vi consigliamo di servirle a temperature tra i 6 e i 16 °C (in particolare le birre molto alcoliche vanno degustate a temperature tra i 10 e i 16°C).
Sono ideali per accompagnare piatti complessi e ricchi come carni rosse alla griglia e formaggi stagionati.
Birre a fermentazione spontanea
Tipica del Belgio, questa tipologia di birra si è diffusa dopo poco tempo anche nei paesi scandinavi, Germania e Polonia; con la rivoluzione della birra artigianale oggi molti paesi producono birre a fermentazione spontanea. Per innescare la fermentazione, il mosto viene esposto all’aria per consentire ai lieviti presenti nell’ambiente di entrare a contatto con il liquido e iniziare la fermentazione (in alcune di queste birrerie si trovano lieviti che venivano usati addirittura dai monaci diversi secoli fa). Al palato, il gusto è caratteristico, forte e spiccatamente acidulo. Queste birre, servite a una temperatura tra gli 8 e i 10 °C, si accompagnano bene all’aperitivo con qualche stuzzichino a base di formaggio fresco, salame e salumi in generale.
Se sei rimasto incuriosito da questa breve guida o sei appassionato del mondo brassicolo ti aspettiamo in enoteca per trovare la birra giusta per te!